In Spagna tutto rimandato. Sanchez senza maggioranza

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avantiIn Spagna, tutto rimandato a venerdì. Allora basterà una maggioranza semplice, ma i numeri parlano chiaro: su 350 deputati, 130 voti a favore, 219 voti contrari e una sola astensione. Sánchez ha ottenuto soltanto l’appoggio del suo Psoe e dagli alleati di Ciudadanos, oltre al non-voto della deputata di Coalición Canaria.

Un nuovo passo avanti verso nuove elezioni generali, già fissate per il 26 giugno qualora non si dovesse riuscire a formare un governo entro i primi di maggio.

Non riuscendo a far leva sui sentimenti anti-Rajoy al fine di formare una coalizione a tre con Ciudadanos e Podemos, Sánchez esce sconfitto sotto il peso pesante del pareggio quadripartito del voto dello scorso dicembre.

Se Rivera si è attenuto ai patti, non facendo mancare i voti arancioni, dall’altro lato, sia Rajoy che Iglesias hanno lavorato in questi giorni al fine di porre una distanza enorme dal segretario socialista. Distanza che, in questo momento, appare incolmabile. A nulla sono serviti gli appelli al dialogo, né l’accorata invocazione nel discorso de investidura. Alla fine hanno prevalso l’insulto e la calunnia, la provocazione e la sfiducia.

“Bloccare l’orologio della democrazia è una mancanza di rispetto per gli spagnoli”, ha dichiarato il candidato premier, accusando la scarsa collaborazione riscontrata da parte degli altri partiti. E non evita di attizzare il focolaio di polemiche con Pablo Iglesias, scoprendone il gioco: “Podemos è la linfa vitale del PP”. Ma siamo ormai in un circolo vizioso. Il Psoe e Ciudadanos difficilmente riusciranno a superare l’esame di domani sera. Se, come appare probabile, Sánchez non dovesse avere i numeri nemmeno alla seconda votazione, gli spagnoli saranno chiamati a scegliere nuovamente il proprio destino, consci però del solo risultato finora apportato dall’antipolitica di Podemos: l’ingovernabilità.

Giuseppe Guarino

pubblicato su Avanti! Online il 3 marzo 2016

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